LA VERGINE DEL SÌ, LA VERGINE DEL NO

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La Vergine del sì

La meditazione su Maria ricomincia sempre dal racconto dell'annunciazione, uno dei più alti vertici della storia dell'umanità. L'evangelista Luca supera se stesso nel tessere in filigrana una pagina soffusa di incanto e di poesia che riassume in brevi spazi le vicende del passato e si apre agli orizzonti sconfinati del futuro. E' la storia del più grande atto di fede che sia mai risuonato sulla terra. La storia di un sì a cui rimarrà sospesa tutta un'esistenza. L'inizio di un mondo nuovo. Nelle profondità di Dio il gesto di Maria incontra e accompagna fino a fondersi inscindibilmente insieme il primo sì creaturale del Verbo nello stesso istante del suo concepimento: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco io vengo – poiché di me sta scritto nel libro – per fare o Dio la tua volontà”. Come annota la stessa Lettera agli Ebrei “è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Cristo fatta una volta per sempre”. Ma tutto era sospeso al sì della madre. L'umanità ora volta pagina. L'ubbidienza del figlio e della madre cancella l'atto di ribellione del primo uomo e della madre dei viventi. Fra cielo e terra riprende il dialogo che ora non avrà più fine. La nuova strada è aperta per tutti. Anche la storia dell'antico Israele era cominciata con il sì di Abramo che docile alla chiamata di dio aveva lasciato la sua terra, la sua gente, il suo parentado e si era avviato verso il nord fra steppe e deserti sperando contro ogni speranza. Abramo è il padre dei credenti, l'uomo che ubbidisce a Dio. Così lo ricorderanno concordi i fedeli delle tre grandi religioni monoteistiche del bacino del Mediterraneo, con lo stesso affetto e la stessa venerazione. E' lui l'iniziatore del cammino che ora nella piccola stanza di Nazaret arriva al suo compimento. I due sì si completano in lontananza, a indicare l'inizio delle due alleanze, quella provvisoria e quella definitiva. Ma il sì di Maria è più pieno, più limpido, più completo. Tutta la sua esistenza ne rimarrà per sempre segnata. Senza ritorni e senza oscuramenti. Maria sarà per sempre l'ancella del Signore. Anche quando l'orizzonte si colorerà di tinte fosche e si oscurerà di ombre sinistre, come si incarica subito di ricordare il santo vecchio Simeone: “E anche a te una spada trafiggerà l'anima”. Sul Calvario, la promessa dell'angelo potrà perfino sembrare una beffa: dov'è la grandezza del SUO figlio, e il trono e il regno che erano stati profetizzati? Il re è coronato di spine e il trono ha le sembianze inesorabili di una croce. Pure Maria è ancora là, in piedi, circondata dalla folla ostile, con il conforto solo di alcune donne e dell'ultimo superstite degli amici di suo figlio, sicura che Dio non verrà meno alle sue promesse. Il sì del giorno dell'incontro con l'angelo ha ancora valore: non c'è nemmeno la tentazione di ritirarlo. Il sì della fede, il sì dell'ubbidienza, il sì dell'amore. Maria è più grande per questo suo sì che per la stessa maternità divina. Ne è garante lo stesso suo figlio: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. La lezione di Maria è da sempre nelle mani della Chiesa.


Giordano Frosini

 


La Vergine del no

Anche se rischia di essere presa per blasfema, l'espressione merita di essere adottata per la sua efficacia. Certo, Maria è anzitutto, è soprattutto la Vergine del sì, la donna fedele e ubbidiente che ha fatto della fede la consegna costante della sua esistenza. Ma se ci fermiamo qui, corriamo il rischio di perdere un aspetto della sua personalità, di non capire fino in fondo il suo atteggiamento e il suo animo. Forse una certa immagine stereotipata di Maria ha potuto servire anche da schermo ideologico per relegare la donna in una situazione di perenne e mortificante subalternità. Anche l'iconografia molto spesso ha esagerato in questo senso. Le sdolcinature mal si addicono a Maria, che è invece legittima erede delle grandi donne del Vecchio Testamento e la donna forte di cui parla il libro dei Proverbi. Anche il suo canto, il Magnificat, è composto di due parti e la lettura va portata fino in fondo. (C'è un altro esempio classico di lettura lasciata a mezzo: quello della parabola del figliol prodigo, col rischio di perdere il significato profondo della più bella pagina evangelica). Quando un teologo come J. Moltmann ha parlato del cantico di Maria come della Marsigliese cristiana, ha forse esagerato nell'espressione, non certo nella sostanza. In realtà Maria, l'umile serva del Signore, ricucendo insieme una serie di testi del Vecchio Testamento, ha anche parlato del Dio che “ha disperso i superbi”, “ha rovesciato i potenti”, “ha innalzato gli umili”, “ha ricolmato di beni gli affamati”, “ha rimandato a mani vuote i ricchi”. E l'insieme del vangelo di Luca non lascia dubbi sul significato di queste rivoluzionarie espressioni. Il sì alle beatitudini è il no allo spirito contrario, il sì al regno è il no all'anti-regno. Perché umile ancella del Signore, Maria non può che rifiutare il piano opposto al grande disegno di salvezza e di rinnovamento che Dio sta portando a compimento. Dio è vicino agli umili, ai poveri, ai dimenticati, non perché questi siano migliori degli altri, ma semplicemente perché sono così e perché così è il Dio biblico. Una rivelazione che sconcerta e sconvolge i pensieri e i progetti degli uomini. Maria è al servizio della grande causa di Dio, che intende cambiare radicalmente l'umanità: è il portavoce della sovversione di Dio. E' opportuno rivolgere la nostra attenzione anche a questo lato più dimenticato di Maria. Comincia una nuova era: l'incarnazione non avviene per nulla. Dio non si mette in movimento per lasciare le cose come stanno. La storia volta decisamente pagina. L'umanità che nasce è l'umanità come Dio la vuole, una ricreazione vera e propria, un ricominciare daccapo. L'archetipo è l'esodo dall'Egitto e, di riflesso, la creazione. Così, il canto di Maria è l'eco lontana del canto di Miriam, la sorella di Aronne, che sulle sponde del mare dei Giunchi, danzava al suono dei timpani: “Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere”. Il no di Maria è il no al male teologico (il peccato), al male sociale (le ingiustizie), al male etnico (razzismo). Il no a tutto il male, semplicemente perché è il sì totale a Dio. E a chi si meravigliasse dell'estensione del male a cui Maria nega la sua adesione, per la paura di ridurre il cristianesimo a un programma politico, domanderemmo in nome di quale principio umano e cristiano si vuole salvaguardare il male dell'ingiustizia e della sopraffazione. Il regno è regno di amore, di giustizia e di pace. La nuova storia chiama a raccolta. Maria, la donna del no, rimane al suo posto, a indicare la strada.


Giordano Frosini

 

 

 

 

 

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